venerdì 7 novembre 2025

Mi fa un po' tristezza

Tutto questo entusiasmo per l'elezione di Mamdani a sindaco di New York.
Mi fa un po' tristezza.

Cioè, non che ritenga la gioia per l'elezione di Mamdani (e per lo schiaffo a Trump, perché anche questo è stata) sbagliata.
Del resto io personalmente trovo molte delle idee di Mamdani giuste.
Fossi un cittadino di New York probabilmente lo avrei votato anch'io.

Però l'entusiasmo visto in certi ambienti in Italia lascia un retrogusto amaro.
Per sentirti vincente devi festeggiare una vittoria estera, dove tu non conti.
Tra l'altro vittoria locale, anche se di una città superimportante, non nazionale.

Potrei (in parte, eh, non certo in toto) capire se si trattasse del Presidente USA o del Cancelliere tedesco... ma stiamo parlando di un sindaco, anche se di una delle città più importanti del mondo.
Uno che non farà nei fatti politica internazionale, uno che - al di là della bontà delle sue idee - dovrà comunque scendere a patti col governo federale.

Quanto provincialismo, quanta sconfitta propria c'è in questo entusiasmo?
Esultare per una vittoria non propria e che non aiuterà future vittorie proprie a me fa tristezza, non gioia.

Contento per i newyorkesi lo sono, senza se e senza ma, ma la reazione politica del csx italiano non ha senso.
Ribadisco: fa tristezza, è la reazione di chi è perdente dentro.

Saluti,

Mauro.

giovedì 6 novembre 2025

Calcio eretico 5 - Se vinci onestamente sei il migliore, anche giocando "male"

Spesso nel calcio - ma capita anche in altri sport - sentiamo dire che il vincitore non ha meritato, ha espresso un brutto calcio, non era il migliore, ecc. ecc.

Se parliamo della singola partita può tranquillamente essere vero. Una singola partita puoi tranquillamente vincerla senza meritare, grazie a un colpo di fortuna.
Capita, è normale e - a meno che non ci siano imbrogli dietro - va benissimo così, è il bello dello sport.

Però questo vale, appunto, per la singola partita.

Se però parliamo di un campionato, di un torneo che dura più di 3-4 partite, il discorso non vale più.
Se vinci giocando tante partite sei il migliore. Punto.
Magari non il più bello esteticamente, magari non il più simpatico... ma, se hai vinto onestamente, sei il migliore, il più forte.
E la cosa non si discute, qualsiasi cosa pensino tifosi, giornalisti e commentatori tecnici (questi ultimi i più disonesti di tutti: chi non gioca come vogliono loro non merita anche se è il migliore).

Perché, che vi piaccia o no, il migliore è il più efficace, non il più bello.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti gli articoli sul calcio eretico.

martedì 4 novembre 2025

Un consiglio spassionato (ma da rompiballe)

Quando in un post (che sia sui social networks, sul vostro blog, in un commento a blog altrui o ad articoli in rete o in qualsiasi altro posto) citate il contenuto di un articolo, fornite sempre gli estremi dello stesso.
La cosa più semplice è ovviamente mettere un link all'articolo citato, ma non sempre è possibile (magari ne conoscete solo la versione cartacea oppure il sistema non concede di inserire link). Se non potete mettere il link, fornite comunque sufficienti dati per raggiungerlo (nome della testata, numero, data di pubblicazione).
Ricordatevi che correttezza impone di permettere al lettore, se vuole, di leggere l'originale completo in maniera di farsi un'opinione autonoma.

Saluti,

Mauro.

giovedì 16 ottobre 2025

Calcio eretico 4 - La partita che cambiò i mondiali (e non solo)

Una delle partite più importanti della storia del calcio durò di fatto solo 10 minuti. Anche se l'arbitro fischiò, come da regolamento, la fine dopo 90 minuti (no, non ci fu recupero, perché non ci furono interruzioni, anche se per 80 minuti in realtà non si giocò).

Vi sembra assurdo? Avete ragione, ma per quanto assurdo è tutto vero.
Mettetevi comodi e seguitemi.

Mondiali di Spagna.
25 giugno 1982, ultima giornata della prima fase a gironi: Germania Ovest-Austria.
Il "patto di non belligeranza di Gijón" o, più propriamente, la "vergogna di Gijón".

Per capire bene la storia bisogna prima di tutto dire che fino ad allora l'ultimo turno dei gironi prevedeva le due partite non in contemporanea.
E ciò favoriva quelli che oggi chiamiamo biscotti: chi giocava dopo sapeva a priori che risultato gli serviva... e se c'era un risultato che andava bene a entrambi, allora...
(Certo, può succedere anche ora con le due partite in contemporanea, ma è più difficile).
Successe spesso nella storia, ma quella Germania Ovest-Austria fu troppo sfacciata, troppo vergognosa.
Fece traboccare il vaso.

E quindi raccontiamola.

Prima di quell'ultima giornata la classifica del gruppo 2 era (ai tempi la vittoria valeva 2 punti):
Austria 4 punti
Algeria 2
Germania Ovest 2
Cile 0
Con la differenza reti (criterio per il passaggio del turno in caso di pari punti) sfavorevole all'Algeria.

Il 24 giugno scesero in campo Algeria e Cile.
Germania Ovest e Austria avrebbero giocato il giorno dopo.
L'Algeria vinse 3-2 (dopo essersi trovata in vantaggio per 3-0) e quindi la sera del 24 la classifica era:
Austria 4 punti
Algeria 4
Germania Ovest 2
Cile 0
Sempre con differenza reti sfavorevole all'Algeria (se fosse riuscita a mantenere il 3-0 oggi racconteremmo una storia ben diversa...).

Quindi il 25 la Germania Ovest doveva assolutamente vincere, il pareggio non bastava.
Però, avendo precedentemente battuto 4-1 il Cile (dopo la sconfitta di misura con l'Algeria), le bastava una qualsiasi vittoria, il punteggio era ininfluente. Un 1-0 bastava.
L'Austria d'altro canto poteva anche permettersi di perdere con 1 o 2 gol di scarto, avendo battuto sia Cile che Algeria (quest'ultima 2-0).
Se l'Algeria fosse riuscita a mantenere il 3-0 sul Cile... l'Austria non avrebbe potuto permettersi di perdere.

E come finì quella partita, quel Germania Ovest-Austria?
Guarda caso 1-0.
Ma lo scandalo non fu il risultato, il punteggio, bensì il modo in cui venne ottenuto.

I primi minuti furono veramente combattuti, ovviamente soprattutto da parte tedesca... e infatti all'11° minuto Hrubesch portò in vantaggio la Germania Ovest.
Dopo il gol entrambe le squadre scalarono di marcia. Ma fu una cosa spontanea, senza un vero accordo.
Quello venne all'intervallo. I giocatori nel tunnel degli spogliatoi si parlarono (ci sono testimonianze al proposito) e nel secondo tempo... smisero di giocare. Entrambe le squadre passarono tutto il tempo a fare passaggini a centrocampo senza neanche far finta di voler costruire una qualche azione.
L'unico che mise, senza successo, un po' di impegno fu l'austriaco Schachner. Che poi si scoprì essere stato lontano al momento della "chiacchierata" nel tunnel.

La cosa fu talmente evidente che il pubblico cominciò a protestare (e la parte spagnola a fare il gesto dei soldi, anche se non ci fu corruzione, ma bisogna dire che non si fecero neanche mai indagini, e a urlare "Algeria, Algeria"), che pure l'arbitro sembrò spazientito e soprattutto che i telecronisti tedeschi e austriaci invitarono i telespettatori a spegnere la TV e fare altro.

Se parlate tedesco, ascoltatevi questo estratto della telecronaca della TV tedesca:


Ma, come detto nel titolo, questa partita cambiò i mondiali di calcio. E a cascata anche altri tornei importanti, come gli europei.

Infatti Germania Ovest e Austria, pur non essendo state le prime a fare accordi più o meno taciti, quel giorno la fecero troppo sporca, troppo sfacciata.
Da allora la FIFA (seguita poi dalle varie federazioni continentali) decise che ai mondiali le due partite dell'ultimo turno di ogni girone vadano giocate in contemporanea.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti gli articoli sul calcio eretico.

martedì 14 ottobre 2025

È tuo dovere spiegarti

Ogni volta che un politico la fa fuori dal vasino (ultimo caso Roccella su Auschwitz e le "gite") spunta il classico "sono stato frainteso/a".
E accanto a ciò arriva la schiera  dei difensori d'ufficio che cercano di spiegare che la persona in questione ha detto tutt'altro e quindi sono tutti i lettori/ascoltatori che interpretano male.

Premetto: ci sta che chi legge/ascolta fraintenda o interpreti male.
È umano, capita.

Ma le difese che ho descritto all'inizio rimangono comunque sbagliate.
Anzi, detto educatamente, rimangono cazzate.

Perché?

Punto primo.
Se sei in buona fede e veramente ritieni che il tuo pensiero sia stato frainteso non parti a spada tratta col "sono stato frainteso", ma cerchi di correggere con "non mi sono spiegato"/"mi sono espresso male".
Se parti con "sono stato frainteso" di fatto ammetti la tua colpa cercando però di scaricarla su chi ti ha letto/ascoltato.

Punto secondo.
Se la persona in questione avesse detto tutt'altro spunterebbero anche suoi nemici a sottolinearlo (e spesso è infatti successo), visto che accusarla senza basi sarebbe solo un autogol.
Se solo "amici" cercano di ribaltare ciò che ha detto... significa che lo ha detto (e ha inteso) veramente.

Saluti,

Mauro.

Calcio eretico 3 - Mancava Neymar

8 luglio 2014, Belo Horizonte: Brasile-Germania 1-7.
Il Brasile umiliato nella semifinale dei mondiali di casa.

Ancora oggi i brasiliani si nascondono dietro l'assenza di Neymar (infortunatosi seriamente nel turno precedente contro la Colombia).
In pratica sostengono che, con lui in campo, i tedeschi avrebbero visto i sorci verdi.

A parte che, anche così fosse, ciò dimostrerebbe solo la pochezza di quel Brasile: se basta un giocatore infortunato, per quanto forte, per far saltare in aria un gigante del calcio come il Brasile... forse dovresti farti domande sulla rosa e sul CT, non sugli infortunati.

A parte ciò... comunque non è vero.
La Germania preparò la partita alla perfezione: riguartatevi i minuti dal 5' al 30'. Perfezione tattica, Brasile smontato in ogni zona del campo, anche dove i suoi singoli erano superiori... ma, appunto, erano singoli. E lo sarebbero stati anche con Neymar in campo. Anzi, anche di più, visto il suo individualismo.
La Germania invece era un collettivo, un meccanismo dove ogni ingranaggio funzionava.

Con Neymar in campo il Brasile al massimo avrebbe segnato il gol della bandiera prima.
Se proprio vogliamo parlare di assenze... chi mancò quel giorno al Brasile fu Thiago Silva, non Neymar. Ma anche lui avrebbe potuto al massimo limitare i danni.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti gli articoli sul calcio eretico.

lunedì 13 ottobre 2025

Sport e politica

A ogni piè sospinto (in questi giorni, per esempio, riguardo la partita di calcio Italia-Israele) si sente dire da certe anime belle (e anche da certe anime calcolatrici, in malafede) che la politica deve rimanere fuori dallo sport.
E detta così potrebbe anche sembrare una cosa condivisibile, chiunque la dica.
Il problema è che è lo sport, come ogni altra cosa, a dover (e ribadisco: dover, non poter) entrare nella politica.
Perché tutto è politica. Politica è la società tutta, non solo istituzioni o partiti.
Quindi chi vuole separare lo sport (o l'arte o la scienza o qualsiasi altra cosa) dalla politica... o vive su un altro pianeta o vuole imbavagliare la società. Tertium non datur.

E ribadisco: non è la politica che deve entrare nello sport, nell'arte, nella scienza, ecc.
Sono lo sport, l'arte, la scienza, ecc. che devono entrare nella politica. Anzi, che sono politica, visto che sono società.

Saluti,

Mauro.

domenica 12 ottobre 2025

Il problema coi riformisti

...è che devono riformare in continuazione, se no muoiono.
Seguitemi che vi spiego.

Io ogni paese ci sono cose che funzionano e cose che non funzionano.
Fin qui siamo tutti d'accordo, credo, qualsiasi idea politica noi abbiamo.
Quindi bisogna far riforme per correggere le cose che non funzionano.
E anche qui in linea di principio siamo tutti d'accordo, anche se magari non concordiamo sul tipo di riforma, sul come riformare.

Una riforma, fatta bene o male che sia, può essere portata avanti da progressisti, da liberali o da conservatori, dalla sinistra, dal centro o dalla destra.

E poi ci sono quelli che per distinguersi non usano nessuna delle succitate categorie, ma si autodefiniscono "riformisti".
E questi sono alla fine il problema.

Perché?

Perché per sopravvivere devono riformare sempre. Senza riforme non hanno nulla da offrire all'elettorato.
E quindi devono riformare tutto, anche quello che funziona.
E devono riformare sempre, senza dare il tempo alle riforme già fatte di produrre effetti.

Le riforme, spesso, servono, sono necessarie. Sono il primo a sostenerlo.
Ma guardiamoci dalle riforme continue.
Guardiamoci dalle riforme dei riformisti.
Le riforme non devono essere fatte tanto per riformare (o per essere a loro volta riformate).

Saluti,

Mauro.

La tassa più giusta

La tassa (che poi in realtà è un'imposta) di successione è la tassa più giusta, più onesta di tutte.
Perché è l'unica tassa che tassa (scusate il gioco di parole) ciò che hai ottenuto senza fare nulla per meritarlo.
Ciò che hai ottenuto solo perché chi lo ha guadagnato è morto.

Saluti,

Mauro.